La Costruzione del Grounding dalla vita intrauterina al postnatale – Psicoterapeuta Cesano Maderno Bovisio Masciago

È per te il colore delle foglie 
la forma strana delle nuvole
è per te il succo delle mele
è per te il rosso delle fragole
è per te ogni cosa che c’è, ninna na, ninna e

(Jovanotti – Per te)

La melodia e le parole di questa canzone mi toccano tanto. Mi fanno pensare a mia figlia Alice e alla mia esperienza di mamma e terapeuta. Ancor prima di rimanere incinta, mi sono chiesta quanto le esperienze intrauterine, il parto e in generale il mio grounding potessero influire sulla serenità di mia figlia. Non sempre una mamma è in grado di aprire il cuore e intonare le parole dolci di questa canzone. A volte una mamma non riesce a sintonizzarsi con il bambino; in alcuni casi non desidera fino in fondo l’arrivo di un neonato.

Come evidenzia Alexander Lowen, il feto e il bambino poi hanno bisogno di uno spazio protetto in cui svilupparsi. Il bambino inizia la sua vita radicandosi nel corpo della madre. Trova la sicurezza, prima nell’utero poi nella relazione con la madre e il padre, poi nella famiglia e così via. È proprio l’esperienza di radicamento che permette la costruzione del grounding. Per grounding intendiamo la possibilità di diventare una persona in contatto con la realtà interna ed esterna. La capacità di lasciare fluire l’energia, di stare in equilibrio e prendere una sua posizione).

Wera Fauser (2015) afferma che il ventre materno è la prima dimora in cui la persona può radicarsi e svilupparsi. Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che il feto è dotato di sensorialità, di vita psichica, di memoria. Alcune situazioni sfavorevoli come ad esempio problemi medici di gestosi, eclampsia, preclampsia. Anche la presenza di contrazioni uterine premature, ansia e stress cronici della madre, abuso di alcol o droghe. Oppure grave depressione e sentimenti ambivalenti o di rifiuto verso la gravidanza possono essere causa di traumi prenatali. Questi rimangono incisi nella memoria del corpo.

Anche il parto è un’esperienza iscritta nell’inconscio pronta a tornare in superficie. Affinché il parto venga vissuto con fiducia dalla diade madre-bambino è importante, ancora una volta, che la mamma sia grounded. Ossia capace di arrendersi al corpo lasciando spazio al mondo emotivo e viscerale piuttosto che ad un approccio razionale e controllante. È fondamentale che la donna possa rimanere in contatto con le proprie emozioni e con il ritmo del bambino. Se una mamma si irrigidisce per le forti emozioni, o se smette di respirare per bloccare le sensazioni del parto, l’utero si contrae e il bambino risponde irrigidendosi e uscendo a fatica attraverso il canale del parto. Se invece la mamma e il contesto favoriscono il contatto con le sensazioni, l’utero si può distendere e avvolgere il bambino che si espande nel corpo della mamma.

Anche se la nascita di per sé è un evento normale, al quale mamma e bambino sono naturalmente preparati, può essere un evento intenso ricco di complicazioni e di conseguenza risultare traumatico. A volte eventuali complicazioni del parto cesareo possono richiedere una separazione madre-bambino e ritardare o compromettere la montata lattea. Altre volte può succedere che durante il parto il cordone ombelicale causi anossia e la sindrome del bambino cianotico. Oppure che il nascituro rimanga bloccato nel canale del parto, che la mamma non riesca più a spingere o che la frequenza cardiaca diminuisca creando una situazione di sofferenza per il nascituro. Il bambino può rischiare la vita, sviluppare un’intensa tachicardia e una paura e panico mortali. L’attenzione verso tali traumi perinatali ci porta oggi ha favorire la possibilità di un parto dolce che faciliti la fisiologia di tale evento. La bioenergetica, inoltre, può intervenire dolcemente sui traumi intrauterini o della nascita favorendo il contatto bio-emozionale madre-bambino grazie alla tecnica del “massaggio dolce” di Eva Reich (Reich e Zornànsky, 2006).

La bioenergetica offre diverse esperienze e pratiche utili a rinforzare il legame genitori-bambino nella fase pre-peri-postnatale. Propone movimenti, come carezze e colpetti sulla pancia, a volte svolti spontaneamente da mamme e papà per comunicare con il bambino. Un metodo importante di stimolazione prenatale si basa sul canto. La voce materna e paterna può trasmettere al bambino la sensazione affettiva di essere voluto. Tale messaggio di amore lo aiuta fin da subito a creare un senso di sé positivo.

Purtroppo a volte la gravidanza è poco desiderata o caratterizzata da sentimenti ambivalenti e la mamma fatica a entrare in contatto con il bambino che porta in grembo. Il nascituro in questi casi potrà sentirsi rifiutato e terrorizzato dall’incontro con la mamma. Una mamma priva di grounding può aver paura dalla propria corporeità̀ e ciò si traduce in una difficoltà ad accettare la gravidanza, a volte può esasperarsi di fronte alle richieste del bambino, rispondendo con urla e rabbia, oppure mandare inconsapevolmente un messaggio ostile e minaccioso mentre allatta il figlio che registra la sensazione “ne ho abbastanza di te”. Confrontandosi con uno sguardo freddo, ostile o assente svilupperà una percezione di sé come una persona odiabile, cattiva, pericolosa che non ha il diritto di esistere. Tale esperienza è così traumatica da dover essere dissociata dalla coscienza e dal corpo. Lowen descrive tale situazione parlando di “ritiro schizoide” caratteristico delle persone che presentano un certo grado di distacco emotivo e una personalità tenuta insieme dalla forza del pensiero razionale.

Un bambino, oltre ad essere desiderato, ha bisogno di essere nutrito, accudito, accarezzato, protetto. Se una mamma non è sufficientemente grounded, ossia in contatto con il suo corpo e il suo sentire, può far fatica a sintonizzarsi con i bisogni del figlio. Il neonato cerca di raggiungere la madre, comincia a piangere, a gridare, ma quando i segnali ripetutamente non vengono compresi, il bambino rinuncia, si rassegna reprimendo l’espressione di sé sviluppando la struttura caratteriale che in analisi bioenergetica si definisce “orale”. Quando un bambino non è sostenuto nei suoi bisogni infantili e non ha soddisfatto i bisogni orali di contatto e calore del corpo, sviluppa un senso del sé e del proprio valore poco stabile.

Il neonato nasce con il desiderio di amore, vicinanza e intimità ed è quindi in contatto con il suo cuore. Per difendersi dalla deprivazione, dalle offese e dalla frustrazione, la persona sviluppa una corazza che ingabbia il cuore. «La bioenergetica vuole aiutare le persone ad aprire il cuore alla vita e all’amore” (Lowen, 1975). Come terapeuti, è importante, entrare in empatia con le mamme sopraffate da dubbi, paure, resistenze o insicurezze e sostenere il legame fin dalla fase prenatale.

Durante la mia gravidanza ho seguito diverse pazienti incinta e ho provato l’esperienza unica di abitare la stanza di terapia in quattro. Ricordo una paziente che, nei primi tre mesi di gravidanza, considerati come delicati e rischiosi, raccontava di non sentirsi pronta a parlare con il suo bambino e che avrebbe aspettato la sua nascita per instaurare un dialogo con lui. Vivere la relazione con la mia piccola dentro la pancia mi ha portato spontaneamente a proporre alle mamme di entrare in contatto con il feto/bambino che portavano in grembo. Supportare le donne durante e dopo la gravidanza favorisce la creazione di un buon legame. Questa è la chiave, come sostiene Christa D. Ventling, per un bambino sano e felice (Ventling, 2001).