Articoli e Curiosità

Qual è la differenza tra uno psicologo, uno psicoterapeuta e uno psichiatra?

Lo psicologo offre ascolto e supporto psicologico e/o svolge attività di diagnosi tramite la somministrazione di test.

Lo psicoterapeuta, come lo psicologo, è laureato in psicologia e si occupa di supporto psicologico ma a differenza dello psicologo dopo la laurea si specializza in psicoterapia tramite un percorso di formazione di quattro anni, che include anche un percorso di psicoterapia su di sè, finalizzato ad abilitarsi all’utilizzo di tecniche terapeutiche che permettono di intervenire in maniera specifica e approfondita sui principali disagi psicologici. Lo psicoterapeuta, oltre a svolgere le attività dello psicologo, possiede in più gli strumenti e le tecniche, differenti per ogni approccio di psicoterapia, per intervenire sul problema, comprenderne l’origine, e ricercare un modo di vivere più soddisfacente per la persona.

Lo psichiatra, è un laureato in medicina con specializzazione in psichiatria e tratta i disturbi psichici attraverso l’utilizzo di farmaci.

Come si diventa Psicoterapeuta?

  1. laurea magistrale in Psicologia o laurea in Medicina e Chirurgia
  2. esame di stato per l’abilitazione alla professione.
  3. iscrizione all’albo professionale di competenza
  4. specializzazione in Psicoterapia attraverso un percorso pratico e formativo post laurea (durata minima 4 anni), durante il quale si svolge un percorso di psicoterapia sia per sperimentare in prima persona l’applicazione della psicoterapia sia per favorire un percorso di consapevolezza e benessere prima di cominciare a seguire dei pazienti.

Perché e quando andare dallo Psicologo/Psicoterapeuta?

A volte tendiamo a nascondere le nostre difficoltà per vergogna, per paura di essere giudicati o semplicemente perché non le riteniamo sufficientemente degne di attenzione. Ci sono momenti in cui siamo bloccati nel nostro disagio e non riusciamo, malgrado le nostre risorse il supporto di amici e parenti, a superarlo. Altre volte siamo spiazzati dall’ennesima delusione sentimentali, familiare o lavorativa e ci chiediamo perché va a finire sempre così.È in queste occasioni che è importante consultare un professionista che ci aiuti a comprendere le nostre difficoltà e a stare meglio. Spesso andare dallo Psicologo/Psicoterapeuta significa prendersi cura di sé, ritagliandosi uno spazio dove essere accolti e ascoltati, dove non si viene giudicati e si impara a non giudicarsi.

L’Analisi Transazionale

L’Analisi Transazionale (A.T.) è una teoria psicologica ideata da Eric Berne negli anni cinquanta. Utilizzata originariamente in ambito clinico, grazie al suo linguaggio immediato ed efficace, l’A.T. è stata rapidamente utilizzata con successo nelle aziende e nella formazione.

Come teoria della personalità ci fornisce un quadro di come siamo strutturati dal punto di vista psicologico utilizzando un modello in tre parti, noto come modello degli stati dell’Io. Tale modello ci aiuta a capire come funzioniamo e come esprimiamo la nostra personalità in termini di comportamento.

L’A.T. è anche una teoria della comunicazione basata sull’analisi delle transazioni degli specifici stati dell’Io coinvolti; inoltre può fornire un metodo di analisi dei sistemi e delle organizzazioni. L’A.T. regala infine una teoria dello sviluppo infantile. Grazie al concetto di copione, l’A.T. permette di comprendere come gli schemi di vita attuali abbiano origine nell’infanzia, e di come, nella vita da adulti, si continuino a riproporre delle strategie infantili inadeguate o dannose.

COS’E’ L’ANSIA E COME POSSIAMO GESTIRLA

ansia sito
L’ansia è una risposta di allerta rispetto a situazioni percepite come pericolose e/o stressanti. Se guardiamo sia all’esperienza soggettiva di chi la prova, sia  alle sue manifestazioni somatiche, appartiene all’ambito della paura e si manifesta di fronte a eventi reali (ad es. un same, un importante incontro di lavoro, il ritardo di un figlio nel ritornare a casa) e a eventi immaginati o anticipati mentalmente (ad es. pensare a ciò che potrebbe succedere in un viaggio ancora da fare).

Fino a un certo livello di intensità, l’ansia è funzionale e serve a segnalare un pericolo e a fornire le energie necessarie per la reazione. L’ansia mette in moto specifiche risposte fisiologiche che spingono  ad esplorare e identificare il pericolo ed affrontarlo nella maniera più adeguata. L’ansia costituisce una fonte di energia e ci consente di impegnarci nei compiti che svolgiamo quotidianamente  (ad esempio studiamo per un esame spinti dalla nostra ansia di raggiungere l’obiettivo che desideriamo).

L’ansia diventa disfunzionale quando il pensare  agli scenari futuri e l’ipotizzare le conseguenze diventa un rimuginio costante che  toglie tempo al resto, non si riesce a liberarsene fino al punto di preoccuparsi per il fatto stesso di essere persone che rimuginano. In questi casi l’ansia diventa sproporzionata o una preoccupazione poco realistica perdendo la funzione di elemento di crescita e maturazione. Ignorare l’ansia, come se fosse una nemica, non permette di vedere quali sono le paure e i bisogni che hanno bisogno di una risposta. E’importante iniziare a distinguere l’ansia (generalizzata) dalla paura (specifica). Qual’è l’oggetto dell’ ansia? Di che cosa la persona ha paura? Ascoltare cos’ha da dire l’ansia significa distinguere le componenti irrealistiche da quelle realistiche/funzionali dell’ansia in modo da neutralizzare i pensieri negativi e focalizzarsi sulla gestione di eventuali elementi di pericolo presenti nel “qui ed ora”.

Quando una persona è in ansia assomiglia ad un bambino solo, spaventato ed agitato è importante quindi ascoltare di che cosa ha bisogno questa parte impaurita e persa. Gestire l’ansia significa accedere alle nostre capacità “materne” di rassicurazione, vicinanza, fiducia e comprensione.